NOTE ULTERIORI SUL MATRIMONIO SEGRETO TRA LUIGI DA PORTO E LUCINA SAVORGNAN

Il turismo culturale udinese di fronte ad una scelta

Premessa breve. Per gli studiosi di territorio.

Ho già ritenuto dalle mie note precedenti informare i validissimi studiosi friulani e per conoscenza gli organi amministrativi cittadini sulla ipotesi particolare. Non mi dilungo quindi particolarmente su ciò, rammentando la rilevanza degli sviluppi di studio romani della questione.

Prendo però intanto e purtroppo atto del permanere sulla questione di una incomprensione di fondo ancora evidentemente da chiarire. La riassumo quindi qui in termini semplici ed evidenziati.

Un matrimonio segreto non è semplicemente un rito religioso fatto di nascosto.

È una precisa modalità canonica con cui, dietro valutazione del celebrante, viene autorizzata l’unione consensuale tra due sposi in termini di riservatezza ed urgenza e in considerazione di gravi ed accertate motivazioni personali.

Vedremo qui ancora meglio come Luigi Da Porto – naturalmente nei termini indiretti considerabili da una lettura autobiografica della Novella – si sprema letteralmente nel tentativo di rendere in lettura simbolica da mille particolari la circostanza riservata ed autentica.

Pensare che abbia potuto in elaborazione solamente fantastica produrre una ricostruzione così dettagliata e coerente ci appare su questi dati estremamente difficile.

Padronissimo ognuno comunque di considerare Da Porto un riferimento inaffidabile – se non addirittura solamente un uomo travolto dal rancore – su di un punto così centrale ed insostituibile del testo. In mancanza di dati certi si può ovviamente dire e sostenere qualunque cosa.

Nella consapevolezza però delle conseguenze di una simile lettura. Quale turista in Italia o al mondo si metterebbe mai in moto su di una traccia culturale così svalutata? Naturalmente e sia chiaro la ricerca della verità storica prima di tutto. Ma nel riconoscimento preliminare – ed almeno sino ad argomentata prova contraria – della buonafede di chi ci ha nel tempo preceduto.

Alfredo M. Barbagallo                                                                                         Roma/Udine, ottobre 2021.

LA CHIAREZZA DEL TESTO

Detto ciò passo direttamente all’analisi correlata del testo sul punto in questione.

Limitandomi naturalmente in questa lettura di sintesi al suo momento centrale.

…Allora in presenza del frate, che ‘l tutto in confessione diceva accettare, per parole di presente Romeo la bella giovane sposò; e dato tra loro ordine di essere la seguente notte insieme, baciatisi una sola volta, dal frate si dipartirono: il quale rimessa nel muro la sua grada, si restò ad altre donne confessare.

Divenuti gli due amanti, nella guisa che udito avete, segretamente marito e moglie, più notti del loro amore felicemente goderono, aspettando col tempo di trovar modo, per lo quale il padre della donna, che agli loro desìi essere contrario sapeano, si potesse placare…”

1 Confessione.

Luigi Da Porto elabora nel testo questo importante particolare, non strettamente necessario all’andamento del racconto. Il pio frate Lorenzo sposa la coppia nell’ambito di un momento confessionale introducendoli addirittura “… nel medesimo confessoro…”.

Lo schema narrativo del testo (presumibilmente tratto dalla realtà) è evidente. La volontà di matrimonio segreto e le sue motivazioni vengono formulate sotto la via più autorevole e rigorosa fosse mai possibile.

Mentendo quindi, o anche semplicemente deformando la realtà, Giulietta – ed in induzione d’atto anche Romeo – avrebbero commesso un sacrilegio addirittura duplice, contro il matrimonio e contro la confessione.

2 Comando.

Unita la coppia in via indissolubile, il celebrante non suggerisce, consiglia o autorizza ma ordina di trascorrere la seguente notte insieme.

Evidente dal testo la volontà di superamento (in una situazione come detto estrema) del rischio anche minimo di una non consumazione del matrimonio. Circostanza questa che avrebbe ovviamente comportato la sua nullità.

3 Immediatezza

Accertate e verificate le intenzioni matrimoniali il celebrante le accetta pienamente ma solo dopo garanzia confessionale (“…il tutto in confessione diceva accettare…”).

Importante notare come il rito dato il suo carattere particolare si realizzi già nell’immediato (“…di presente…). Non vi è rimando successivo o luogo differente.

Né vi è necessità di presenze testimoniali indirette, come invece sarà poi dall’epoca successiva al Concilio tridentino (e come dal celebre esempio manzoniano).

4 Più notti.

Il testo precisa come i due sposi consumino fisicamente il matrimonio per “più notti”.

Evidente lo schema narrativo tendente all’esclusione, nella volontà matrimoniale, di ogni possibile incertezza sulla piena consapevolezza dell’atto coniugale.

Estranea quindi ad ogni possibile contestazione successiva, relativa ad eventuali dubbi sulla coerenza e legittimità del comportamento iniziale.

5 Attesa della decisione parentale

Ultimo ma importante particolare narrativo.

Lo schema generale del racconto non avrebbe certo sofferto, in termini letterari, di una soluzione narrativa basata sulla fuga dei due amanti. Come da consuetudine di ogni epoca, nella letteratura e nella storia, le famiglie si sarebbero trovate comunque di fronte ad uno scandalo pubblico da risanare in termini matrimoniali.

Noi però sappiamo invece che una fuga congiunta di Luigi e Lucina non risulta mai storicamente avvenuta. Ciò però parrebbe ancora una volta (e ancora di più) deporre a favore della autenticità degli eventi reali di base al testo.

I due rimangono quindi dopo il rito in attesa di accettazione paterna, attraverso informazione riservata dei fatti alle famiglie da parte dello stesso celebrante.

Come per ogni matrimonio segreto si tratta però di condotta corretta ma rischiosa. Perché ovviamente soggetta – per la sua naturale debolezza probatoria e testimoniale – a possibilità successive di interventi, negazioni o manipolazioni di ogni genere, in particolare contro la componente femminile delle nozze tenute segrete.

Esattamente ciò che riteniamo sia appunto accaduto nella realtà in questo caso.

LA NOTA DI ALBINO COMELLI

Su questo schema complessivo, già in prima traccia enunciato nel mio Documento iniziale trasmesso tempo fa, si inseriscono appunto alcune rilevanti considerazioni in esame da parte di un autore come il prof. Comelli.

Preciso innanzi tutto come la sua analisi di studio sia come ovvio in attuale progressione di sviluppo.

E d’altronde da quanto già comunicato la sua valutazione parte da una considerazione che appare ineccepibile.

Si tratta delle motivazioni profonde della cd. Invettiva nella parte finale del testo.

Su questo punto, le conclusioni cui perviene il brillante studioso e psicologo udinese parrebbero così – almeno a nostra interpretazione – del tutto importanti, conseguenziali e motivate.

L’amarezza profonda esposta nel testo dallo sfortunato Luigi, e diretta genericamente contro l’universo femminile, non avrebbe in questa lettura origine diretta solamente istintiva o emozionale.

La contestazione reale – sia pure civilmente e malinconicamente espressa – contenuta nell’ Invettiva si porrebbe a questo punto invece contro la mancata coerenza verso un impegno matrimoniale consapevolmente assunto. 

L’Invettiva quindi sarebbe rivolta soltanto genericamente contro le donne. In realtà sarebbe invece uno sfogo contro la suprema ingiustizia personalmente vissuta.

CONCLUSIONE

Mi permetterei solo di aggiungere in conclusione a questo mio documento un’altra breve e diretta considerazione.

Il testo della Novella, come noto, è direttamente e pubblicamente dedicato. Il riferimento è personale ed è verso la figura di Lucina Savognan.

Chiunque voglia negare l’evidenza di un matrimonio segreto astrattamente descritto in via autobiografica si trova su ciò a mio parere di fronte a forti questioni.

Innanzi tutto un testo di sola e mera fantasia avrebbe ovviamente corso il rischio di presentarsi come un illeggibile complesso di allusioni. Rischio invece affrontabile serenamente per un autore di verità e buona fede.

Vi è poi però un altro e per noi decisivo argomento. Perché qui le cose sembrano due.

O attribuiamo alla dedica a Lucina carattere solamente formale. E allora ci muoviamo su di un percorso ricostruttivo che conduce alla negazione non solo di una unione tra i due giovani ma anche della presenza stessa di un sentimento di base.

Oppure invece la dedica è autentica ed espressione di un moto dell’animo reale.

E allora di fronte a un fallimento mettere in piazza, anche se solo in maniera letteraria, un amore infelice (rapporti sessuali compresi) significherebbe azione obiettivamente miserabile e profondamente meschina.

I dati biografici e la documentazione esistente su Luigi Da Porto evidenzierebbero invece come noto una natura personale leale e collettivamente stimata.

Pensare quindi alla squallida vendetta calunniosa di un innamorato respinto, o ancora peggio all’odio menzognero di un amante abbandonato, ci sembra veramente troppo.

Ad oggi non saprei dire se vi siano studiosi del settore intenzionati a seguire o anche solo avallare quella visione povera e triste, e con quali argomenti. Io certamente no.

Grazie a tutti per la cortese lettura.                        

                                                                                                           Alfredo Maria Barbagallo     

La porta del segreto

Presenti all’incontro Alfredo Barbagallo, Presidente Associazione Giulietta e Romeo in Friuli, Presidente del Club per l’Unesco Renata Capria D’Aronco, Poetessa Paola Rizzi, Pittrice Antonella Peresson, Magnan Silvano e altre persone

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